A distanza di quasi due anni dalle Olimpiadi Invernali, la pista collocata all’interno del National Indoor Stadium di Pechino ha ospitato per la terza volta, dopo quelle del 2005 e del 2011, la finale del Grand Prix. I cinesi hanno organizzato molto bene l’evento che, tuttavia, a conferma di un periodo di profonda crisi, non ha visto atleti del grande paese asiatico qualificati, con evidente disappunto non solo degli organizzatori, ma anche dei media e del vasto pubblico di appassionati.

Diversamente i tifosi azzurri hanno avuto modo di gioire per le splendide prove dei nostri pattinatori, capaci di conquistare due medaglie di grande spessore, frutto di un solido lavoro di preparazione tecnico-atletica. Nella danza hanno trionfato i campioni del mondo statunitensi Madison Chock/Evan Bates, primi in entrambi i segmenti di gara dall’alto di programmi tecnicamente molto complessi, ma ben eseguiti, anche se un po’ freddi dal punto di vista interpretativo, aspetto questo, diversamente esaltato dai nostri Charlene Guignard/Marco Fabbri e dai canadesi Gilles/Poirier.

Marco e Charlene erano reduci dalla discutibile sconfitta di Osaka in occasione del NHK Trophy, ma la delusione per tale risultato non ha indebolito i due campioni milanesi che, tornati a casa, hanno lavorato a testa bassa, per fornire quella che a Pechino è stata una grande prestazione. Già secondi nella rhythm dance, orchestrata sui famosi brani di Bonnie Tyler e Phil Collins, rispettivamente “Holding Out For a Hero” e “Against All Odds”, nel libero hanno contenuto il tentativo di rimonta dei canadesi Gilles/Poirier, mostrando un’interpretazione a tratti struggente di un programma basato su brani di varie colonne sonore, a partire da quelle de “La Teoria del Tutto”. L’impressione derivata dalla prova degli atleti delle Fiamme Azzurre è quella che la coppia è pronta, in sede mondiale, per lottare anche per il successo, poiché il distacco finale dagli americani, sei punti, è certamente bugiardo e figlio anche di una giuria non certo favorevole nella sua composizione.

Analogo discorso può essere fatto per i canadesi Piper Gilles e Paul Poirier, i quali, se sapranno eliminare alcune imperfezioni tecniche che talvolta li contraddistinguono, potrebbero far pienamente leva su due programmi particolarmente affascinanti dal punto di vista coreografico.

Nelle coppie è continuata la cavalcata del nuovo binomio tedesco formato da Minerva Hase e Nikita Volodin, reduci da due successi nel Grand Prix, oltre che da quello nel Nebelhorn Trophy. Gli allievi di Savin hanno dunque vinto anche in quel di Pechino, mostrando chiaramente le proprie doti, ma soprattutto di essersi guadagnati un ampio consenso da parte dei giudici, in alcune occasioni troppo generosi nei loro confronti. Ineccepibili nello short program, hanno invece commesso vari errori nel loro libero, in particolare nella sequenza di salti, dove Minerva ha commesso step-out sull’arrivo del secondo doppio axel, e nei lanciati, allorché Minerva è quasi caduta sull’arrivo del triplo loop ed ha appoggiato palesemente il piede sinistro in fase di “sgancio” sull’arrivo del triplo salchow. In effetti, il mancato sanzionamento di tale errore ha concesso loro di mantenere la vetta della classifica, a fronte di una rimonta degli azzurri Sara Conti/Niccolò Macii.

Terzi nel corto dietro ai tedeschi e ai canadesi Stellato/Deschamps, questi ultimi molto imprecisi nel loro libero, gli allievi di Barbara Luoni hanno fornito la prova decisamente più positiva della loro stagione. Nello short hanno convinto sulle note di Mascagni, guadagnando tutti livelli quattro, per un punteggio che è dunque lievitato oltre i 70 punti. Nel libero, dopo un triplo twist non dei migliori, hanno pattinato con grande sicurezza, conquistando con merito la vittoria nello specifico segmento di gara. Il duello con le coppie tedesche, con i georgiani Metelkina/Berulava e con le altre coppie italiane sarà il leitmotiv dei prossimi Europei, cui i milanesi si stanno preparando con cura al fine di difendere il loro titolo.

A proposito di coppie italiane, detto della mancata qualificazione alla finale da parte di Lucrezia Beccari e Matteo Guarise solo alla luce di fattori di spareggio, dopo aver terminato al sesto posto la fase di qualificazione, molto bene hanno fatto Rebecca Ghilardi e Filippo Ambrosini, che hanno chiuso al quinto posto, tenendo a distanza nel libero i canadesi Pereira/Michaud. I pattinatori di Icelab hanno dunque eguagliato il quinto posto della scorsa stagione, confermando la propria grande crescita in termini di costanza di prestazioni ad alto livello.

A distanza di un quarto di secolo dal successo di mamma Tatyana nell’edizione ’99 di San Pietroburgo, Ilia Malinin si è aggiudicato il Grand Prix con una prova a dir poco eccezionale, confermando pienamente le sue doti e la fama di “signore dei quadrupli” che lo precede in ogni occasione che lo vede protagonista. Accompagnato in balaustra dal papà Roman Skornyakov, Ilia ha creato scompiglio nella giuria sin dal corto, allorché, primo nella storia, ha presentato con successo il quadruplo axel. Interpretando in modo errato la regola che impedisce di ripetere tipologie di salto, immaginando dunque il citato quadruplo come una ripetizione del triplo axel, eseguito obbligatoriamente in una fase successiva del programma, la giudice belga Francoise de Rappard ha erroneamente assegnato un -5 nei GOE di riferimento, sbagliando doppiamente, poiché l’eventuale non conformità dell’elemento avrebbe dovuto essere sanzionata dal technical controller. D’altra parte Ilia è destinato a stupire, come ha fatto poi nel libero, allorché dopo la caduta nel quadruplo axel iniziale, ha poi eseguito altri cinque quadrupli, di cui un loop, un salchow, un toeloop in combinazione con il triplo toeloop e due lutz, uno dei quali in combinazione con un euler e un triplo salchow, con il corollario di un triplo axel, eseguito in sequenza dopo un triplo lutz!

Contro tale prodigio tecnico, cui peraltro si accompagna sempre di più una certa maestria artistica, Shoma Uno ha tentato di resistere, ma dopo essere finito vicinissimo al rivale nel corto, ha dovuto abbassare bandiera bianca nel libero, complici alcuni salti non completi di rotazione, nello specifico il quadruplo flip e il quadruplo toeloop, e un previsto triplo axel risoltosi in salto semplice. Alla fine, nel punteggio tecnico, il campione del mondo accusava ben ventitre punti di distacco da Malinin, un’enormità incolmabile nei components anche per un artista come lui. Il terzo gradino del podio è stato appannaggio da Yuma Kagiyama, pattinatore che la nostra Carolina Kostner sta riportando ai livelli di un tempo: il ventenne di Yokohama ha così posto un’ipoteca sulla propria convocazione ai Mondiali di Montreal.

La gara femminile non ha offerto sussulti, in ragione del fatto che le attuali protagoniste del pattinaggio, in particolare Sakamoto e Hendrickx, sono prigioniere di un bagaglio tecnico ormai definitivamente consolidato, a fronte di un carisma evidentemente modesto. La Sakamoto si è imposta senza infamia e senza lode, limitandosi nel libero a un solo triplo lutz, regolando al solito la Hendrickx. Unico dato incoraggiante è stato il triplo axel, comunque chiuso sul quarto, della coraggiosa Hana Yoshida, prodezza con la quale è salita sul terzo gradino del podio, spingendo giù dallo stesso la belga Pinzarrone.

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Nella foto Charlene Guignard/Marco Fabbri (ITA)

foto di Raniero Corbelletti

Nella foto Sara Conti/Niccolò Macii (ITA)

foto di Raniero Corbelletti

Nella foto Rebecca Ghilardi/Filippo Ambrosini (ITA)

foto di Raniero Corbelletti
Categorie: Ghiaccio