Per la quindicesima volta su venticinque edizioni disputate, la competizione femminile dei Four Continents è stata appannaggio del Giappone, a conferma del particolare rispetto che nei confronti della manifestazione ha da sempre il paese del Sol Levante, e che invece spesso non hanno i paesi nordamericani, in particolare gli Stati Uniti.

È così che nell’occasione ha trovato gloria Mone Chiba, diciannovenne di Sendai, allieva della famosa Mie Hamada: la pattinatrice nipponica ha certamente un grande feeling per i Four Continents, visto che lo scorso anno a Colorado Springs era riuscita a vincere la medaglia di bronzo, praticamente all’esordio in una grande competizione senior. Quella della Chiba è stata una gara praticamente perfetta, dal momento che si è aggiudicata entrambi i segmenti di gara, grazie a due programmi complessivamente molto validi, anche se privi di particolari difficoltà quali possono essere il triplo axel o i salti quadrupli. Seconda ai campionati giapponesi alle spalle della Sakamoto, la Chiba si propone come una pattinatrice di talento, capace, in un quadro internazionale privo delle fenomenali russe, di dire la sua nelle massime gare internazionali.

Alle sue spalle si è classificata la talentuosa coreana Chaeyeon Kim, diciassettenne di Seoul, emersa prepotentemente agli onori delle cronache per le sue belle prove fornite lo scorso anno ai Four Continents, dove fu quarta, e soprattutto ai Mondiali, dove invece fu sesta. Nonostante i suoi notevoli problemi nell’esecuzione dal corretto filo d’entrata del suo triplo flip e nonostante una caduta nel triplo salchow posto alla fine del suo libero, Chaeyeon ha colto l’occasione fornitale da un campo di avversarie non trascendentale per far sua la medaglia d’argento. Da segnalare in qualsiasi caso la bella coreografia del suo libero, preparata dall’ormai onnipresente Benoit Richaud sulla colonna sonora del thriller francese “Le Bal des Folles” (“Il Ballo dei Pazzi”, ndr), curata dal musicista israeliano Asaf Avidan.

La medaglia di bronzo è invece andata alla seconda delle giapponesi, Rinka Watanabe, ventunenne allieva a Tokyo di Kensuke Nakaniwa, ex-pattinatore di buon livello, bronzo alle Univesiadi del 2003 e artefice di ottimi piazzamenti in tappe del Grand Prix. La Watanabe che, non senza sopresa, lo scorso anno si impose a Skate Canada, aveva concluso al quarto posto il corto, a causa anche di una combinazione triplo loop-triplo toeloop imprecisa, nel libero ha coraggiosamente proposto con successo il triplo axel, recuperando con pieno merito un posto sul podio, dal quale è rimasta esclusa la sorprendente americana Ava-Marie Ziegler, sorprendente vincitrice quest’anno del NHK Trophy.

La Ziegler è allieva a New York dei coniugi Larissa Seleznyova e Oleg Makarov, coppia sovietica bronzo alle Olimpiadi nel 1984, nonché due volte campioni europei e tre volte sul podio ai Mondiali: i due ex-pattinatori di San Pietroburgo, fanno parte di quella larga schiera di campioni sovietici che negli anni Novanta, complice il caos scatenatosi in Russia con il dissolvimento dell’Unione Sovietica, decisero di emigrare in America, dove poi si sono definitivamente accasati, crescendo le loro famiglie. Grande sconfitta della gara di Shanghai è stata certamente la giapponese Mai Mihara, solo settima, lei che ai Four Continents aveva vinto due volte, nel 2017 e nel 2022, e che non più di un anno vinceva la finale Grand Prix di Torino e le Universiadi di Lake Placid. La ormai ventiquattrenne di Kobe ha certamente pagato una preparazione non ottimale, complice serio infortunio patito durante l’estate che le ha impedito di gareggiare sino a fine novembre.

Nella foto Chaeyeon Kim (KOR), Mone Chiba (JPN) e Rinka Watanabe (JPN)

foto di Raniero Corbelletti

Nella foto Mone Chiba (JPN)

foto di Raniero Corbelletti

Nella foto Chaeyeon Kim (KOR)

foto di Raniero Corbelletti

Nella foto Rinka Watanabe (JPN)

foto di Raniero Corbelletti