La quarta edizione dei Giochi Olimpici Invernali Giovanili ha fatto tappa per la prima volta fuori dal continente europeo, per la precisione in Asia, nella località coreana di Gangwon. Ecco dunque che dopo le edizioni di Innsbruck 2012, Lillehammer 2016 e Losanna 2020, le gare di pattinaggio sono state ospitate in Corea del Sud, nello specifico a Gangneung, città che in passato è già stata sede dei Campionati Mondiali Juniores 2011 e dei Four Continents 2005 e 2017.

L’edizione 2024 ha presentato la novità della gara a squadre, che diversamente dal passato ha visto in lizza squadre nazionali e non team composti per sorteggio da pattinatori presenti in sede e in gara nelle prove individuali. È inutile dire che senza i pattinatori russi non solo il livello tecnico è stato inferiore al passato, ma anche la partecipazione numerica alle gare è stata ridotta, come nel caso della citata gara a squadre e, soprattutto, della gara delle coppie, dove in lizza vi erano soltanto quattro binomi, peraltro di livello particolarmente modesto.

La Corea ha gioito per la vittoria nel team event, ma in particolare per quella di Hyungyeom Kim, diciassettenne di Seoul, secondo quest’anno alla finale del Grand Prix junior di Pechino. Rivelatosi al pubblico internazionale con il brillante secondo posto ai Nazionali coreani assoluti dello scorso anno, allorchè fu battuto dal solo Junhwan Cha, Kim è risalito dal terzo posto dello short, programma in cui è caduto nell’esecuzione del triplo axel, grazie ad un ottimo libero, in apertura del quale è riuscito a completare il quadruplo toeloop.

Il suo è stato comunque un successo risicato, visto che il sempre più convincente slovacco Adam Hagara è risultato staccato di solo mezzo punto. Hagara ha fatto leva sulla pulizia dei suoi elementi e sulla qualità dei suoi tripli axel, andando a cogliere l’ennesimo alloro di una stagione per lui magica.

Crollato nell’ultimo segmento di gara lo statunitense Jacob Sanchez, primo nel corto, a salire sul podio è stato il sorprendente neozelandese Yanhao Li, pattinatore di origine cinese, emigrato con la famiglia ad Auckland, in Nuova Zelanda, all’età di otto anni. Dwayne, come preferisce farsi quotidianamente chiamare, si era messo in luce già durante l’estate, piazzandosi terzo nella tappa thailandese del Grand Prix junior. La sua è una medaglia davvero storica, poiché è la prima conquistata dalla Nuova Zelanda in un campionato di livello internazionale.

In gara c’era anche il nostro Raffaele Zich, che grazie ad una prova coraggiosa, ha conquistato un brillante sesto posto. L’allievo di Edoardo De Bernardis e Renata Lazzaroni ha vissuto un inizio di stagione davvero problematico a causa di vari guai fisici, così che il suo esordio si è avuto solamente a fine novembre, giusto in tempo per preparare con attenzione l’appuntamento olimpico. Nel corto il pattinatore torinese di origini vietnamite ha sì realizzato il triplo axel, da sempre elemento a lui particolarmente ostico, per poi però commettere step-out nella combinazione triplo flip-doppio toeloop e nel triplo lutz. Nel libero, chiuso al settimo posto parziale, ha commesso errori rilevanti nei tripli axel e nell’esecuzione del doppio loop al posto del previsto triplo, ma complessivamente ha realizzato un programma di buon livello, valorizzato da components di grande qualità. Va detto comunque, a testimonianza della bella prova fornita dall’azzurro, che quello di Zich è il miglior piazzamento realizzato da un pattinatore italiano nella storia delle Olimpiadi giovanili, ad eguagliare il sesto posto che Alessia Tornaghi colse quattro anni fa a Losanna.

Altri azzurri in gara erano i danzatori quattordicenni Zoe Bianchi e Pietro Rota, espressione della nuova scuola di danza su ghiaccio, sorta presso l’Accademia del Ghiaccio di San Donato Milanese e guidata da Federica Bernardi e Francesco Fioretti, azzurri della specialità in un recente passato. Zoe e Pietro hanno chiuso al decimo posto quella che per loro è stata la prima gara internazionale di carriera: a tale proposito siamo sicuri che la formidabile esperienza vissuta li aiuterà a crescere, coltivando un talento che appare decisamente buono.

A vincere la competizione sono stati i francesi Ambre Perrier Gianesini e Samuel Blanc Klaperman, esponenti della scuola di Lione della leggendaria Muriel Zazoui, capace di portare al titolo olimpico del 2002 Marina Anisina/Gwendal Peizerat. La vittoria della coppia transalpina è stata particolarmente netta, poiché i più diretti rivali, gli statunitensi Ilin/Cain sono risultati staccati di tredici punti.

Nelle donne ha vinto ancora una volta Mao Shimada che nel libero, tuttavia, è caduta nel quadruplo toeloop e ha concluso sul quarto il triplo axel. In tal senso la sua rivale di sempre, la coreana Jia Shin, medaglia d’argento, può davvero mangiarsi le mani, se è vero che nel libero ha clamorosamente sbagliato la prima trottola combinata, risultata “no level” e dunque priva di punteggio. Nella ristretta gara delle coppie hanno nettamente avuto la meglio i canadesi Annika Behnke e Kole Sauve, unici in gara a varcare nel totale la soglia dei cento punti.

Nella foto Raffaele Zich (ITA)

Categorie: Ghiaccio