Nella foto Hector Diez (ESP)

Dopo la parentesi dello scorso anno, quando a laurearsi campione del mondo era stato il nostro Alessandro Liberatore, la Spagna ha ritrovato la via del successo in quel di Pechino, allorchè Hector Diez ha finalmente coronato la propria carriera con il titolo mondiale. È così che dopo i tre successi consecutivi del grande Pau Garcia tra il 2021 e il 2023, il movimento iberico maschile ha avuto modo di confermare la propria acquisita superiorità su quello italiano, dando seguito a un dominio che in stagione era già emerso non solo nelle tappe delle Series e in sede di campionato europeo, ma anche nella stessa prova juniores di Pechino, in cui l’eccezionale Guillermo Gomez ha fatto suo il secondo titolo mondiale di carriera.
Sia chiaro, se Gomez avesse potuto gareggiare fra i seniores si sarebbe imposto abbastanza agevolmente, ma d’altra parte il successo di Diez è giunto al termine di una gara che ha confermato il talento del campione catalano. Allievo di Alexia Rojo, Diez in carriera aveva conquistato sì due titoli europei, nel ’22 e nel ’24, ma ai Mondiali aveva raccolto “solo” un bronzo a Buenos Aires nel 2022: diversamente a Pechino è stato impeccabile, prendendo il comando con uno short program a dir poco sontuoso, concluso a ridosso dei 100 punti, traguardo in passato centrato solo dal citato Garcia. Sulle musiche di Power-Haus e soprattutto su quelle splendide di “Noir”, brano del compositore sloveno Luka Sulic, Diez ha approfittato del fatto di essere l’ultimo a scendere in pista, conoscendo dunque l’esito delle prestazioni dei rivali. Considerando dunque gli errori del connazionale Perez e del vicecampione del mondo uscente Diogo Craveiro, lo spagnolo sceglieva di non rischiare il triplo axel, preferendo un programma più sicuro, forte della combinazione triplo loop-triplo loop-loop-doppio loop, di un triplo flip e un doppio axel.
Nella foto Hector Diez (ESP)

Avendo in tal modo accumulato un vantaggio di circa tredici punti, poteva permettersi di pattinare il libero con grande serenità, incorrendo tuttavia in diversi errori, frutto di quella grande tensione che spesso in carriera lo ha negativamente condizionato. Pattinando su una coreografia non particolarmente convincente, ispirata a film sull’antico Egitto, il pattinatore catalano iniziava il proprio programma con una bella combinazione triplo loop-triplo loop, cui però seguiva una serie molto lunga di errori: dapprima cadeva sul triplo flip e successivamente sul triplo salchow, per poi risultare impreciso sull’arrivo del triplo toeloop, seguito in combinazione al doppio axel, e sul triplo toeloop finale comunque degradato. Gli errori dei rivali gli consentivano di approdare comunque alla medaglia d’oro, risultando però sconfitto nel libero dall’eccellente connazionale Arnau Perez.
Nella foto Arnau Perez (ESP)

Anche lui catalano, allievo dell’ottimo Pere Marsinyach, due volte vicecampione del mondo nel 2018 e nel 2019, peraltro sempre alle spalle del grande Luca Lucaroni, Perez può recriminare davvero molto in relazione all’errore fatale da lui commesso nello short program, visto che dopo una bella combinazione triplo lutz-triplo toeloop-loop-doppio loop e dopo un secondo triplo lutz, cadeva malamente sul doppio axel. Davvero un peccato perchè il suo programma sulle musiche dei Deadbeat era stato coreograficamente brillante.
Nella foto Arnau Perez (ESP)

Così come molto bello è stato il suo programma libero, basato fondamentalmente sulla Sonata per Violino e Orchestra della compositrice australiana Chloé Charody: Perez in effetti si aggiudicava il segmento di gara, ma per rimontare i tredici punti di distacco dal rivale avrebbe avuto bisogno di una prova impeccabile, cosa diversamente non verificatasi. Dopo la bellissima combinazione iniziale triplo flip-loop-triplo loop, appoggiava la mano sulla pista sia nella combinazione triplo lutz-triplo toeloop, sia sul doppio toeloop, peraltro previsto triplo, posto in conclusione a quella con il triplo flip e un loop intermedio. Le imprecisioni negli arrivi descritte e un incerto filo d’entrata sul triplo lutz finale, a fronte di un ottimo doppio axel, non permettevano allo spagnolo il sorpasso, ma diversamente non gli impedivano la conquista dell’argento, lui che due anni fa a Ibaguè era stato campione mondiale junior.
Nella foto Diogo Craveiro (POR)

Il portoghese Craveiro ha generosamente provato a scombinare i piani spagnoli, provando nello short, unico in competizione, il triplo axel: purtroppo il salto, leggermente incompleto nella sua rotazione, non andava a buon fine, così che la sua gara risultava in salita. Sulla cover dei mitici Kiss “I Was Made for Lovin’You”, proposta nella versione di Yungblud, Diogo realizzava comunque bene la combinazione triplo lutz-triplo toeloop-loop-doppio loop, così come il triplo lutz, ma Diez gli “scappava via” di oltre 15 punti.
Nella foto Diogo Craveiro (POR)

Nel suo nuovo libero sulle note di “Winner Takes It All” degli Abba, completamente diverso dallo “scatenato” programma dello scorso anno tratto dal film “Barbie”, il pattinatore lusitano era troppo impreciso nel suo programma, incorrendo in molte incertezze, a partire da un doppio axel realizzato solo semplice e da tre step-out nelle sue combinazioni di salto. Nella combinazione triplo flip-loop-loop-triplo loop commetteva tale errore in entrambi i tripli, e rinnovava lo step-out sull’arrivo del triplo toeloop seguito al triplo loop. Per lui vi era solo il quinto libero ma comunque un’ottima medaglia di bronzo, arrivata in una stagione costellata da infortuni.
A far meglio di lui nel libero sono stati il finalmente convincente Alex Chimetto, quarto nel segmento e quarto nel totale, e ugualmente l’altro azzurro Danilo Gelao, terzo nel libero e quinto nel totale. In quel di Pechino Chimetto ha effettuato la sua miglior competizione stagionale, pattinando con grande sensibilità artistica e con notevole abilità tecnica i propri programmi. Nel corto, dopo la combinazione triplo toeloop-triplo toeloop-loop-doppio loop, il triplo lutz e il doppio axel, Alex può recriminare per una sequenza di passi risultata “basic”, con un conseguente ammanco di punti, diversamente necessari per salire sul podio virtuale. Nel libero, sulle note di “Storm”, brano composto dal pattinatore su ghiaccio canadese Eric Radford, già campione del mondo e medaglia olimpica con la partner Meagan Duhamel, era per ironia della sorte convincente nell’esecuzione dei passi, giudicati di livello tre. Grazie a tre ottime combinazioni, triplo salchow-triplo toeloop, triplo loop-euler-triplo salchow, e triplo flip-loop-triplo toeloop, il veneto si garantiva il prestigioso piazzamento giusto davanti a Gelao.
Quinto nel suo corto pattinato sul noto “Io Partirò” di Andrea Bocelli, a fronte di un incerto doppio axel, l’azzurro era perfetto nel triplo loop e nella combinazione triplo flip-triplo toeloop-loop-doppio toeloop, confermando l’ottima forma. Nel libero, basato su brani di compositori cinesi, il pugliese era davvero molto bravo nell’esecuzione dei suoi salti e in particolare delle sue combinazioni, nel dettaglio triplo loop-triplo toeloop, triplo flip-triplo toeloop e triplo flip-loop-euler-triplo salchow, corredando il tutto con una valida sequenza di passi di livello tre. Nonostante il terzo posto di giornata non modificava la sua comunque prestigiosa classifica complessiva, un elemento questo incoraggiante in relazione alla prossima stagione che lo attende.