A un anno e mezzo di distanza dalla sua ultima competizione ufficiale, Yuma Kagiyama, vicecampione olimpico di Pechino 2022, nonché due volte vicecampione del mondo nel 2021 e nel 2022, è tornato a gareggiare in una competizione internazionale sul ghiaccio di Bergamo, in occasione del Lombardia Trophy, prima tappa delle Challenger Series.
Si è trattato di un ritorno subito vincente, in ragione di due prove che, sebbene non ancora perfette dal punto di vista tecnico, sono state sufficienti a regalargli la prima posizione. Nel corto, dopo un quadruplo salchow iniziale, era impreciso nell’atterraggio della combinazione, dove anziché far seguire al triplo lutz il previsto triplo toeloop, proponeva un semplice doppio toeloop. Un triplo axel molto bello e due trottole di livello quattro lo mettevano al riparo dalle insidie dei rivali e lo proiettavano positivamente verso il libero finale.
Sulle note di Ezio Bosso e del suo splendido brano “Rain, in Your Black Eyes”, utilizzando una coreografia preparata per lui dalla famosa Lori Nichol, Kagiyama eseguiva un programma che, pur caratterizzato da alcune imprecisioni, ha mostrato grande potenzialità. Dopo il quadruplo salchow iniziale, non andava a buon fine il tentativo di esecuzione del quadruplo toeloop, ma d’altra parte ottima era la sequenza triplo axel-doppio axel e addirittura prodigiosa la sequenza di passi finale. Allenato dal padre Masakazu, Yuma si avvale del supporto tecnico della nostra Carolina Kostner, con la quale in stagione si è a lungo allenato sulla pista di Varese.
Alle spalle del nipponico si è collocato il georgiano Nika Egadze che, come tutti i suoi connazionali, è di fatto un pattinatore russo, nel dettaglio di Mosca, con parenti della nazione caucasica, nello specifico il padre. Allievo della grande Eteri Tutberidze presso la scuola di questa, il “Khrustalnyi”, nell’ambito del club “Sambo-70”, Nika sembra destinato a raccogliere con successo l’eredità di Moris Kvitelashvili, bronzo agli Europei 2020, pattinatore che gli assomiglia non solo, come ovvio, appartendo alla medesima squadra, stilisticamente e tecnicamente, ma anche fisicamente, essendo anch’egli piuttosto alto.
Terzo nel corto, complice una caduta nel quadruplo salchow iniziale a fronte di una successiva combinazione quadruplo toeloop-triplo toeloop, il moscovita aveva un inizio travolgente nel suo libero su “Moulin Rouge”, realizzando in successione il quadruplo toeloop, la combinazione quadruplo salchow-triplo toeloop, un secondo quadruplo salchow e una sequenza triplo axel-doppio axel. Anche se nella seconda parte del programma vi era la caduta sul triplo axel, per lui vi era un ottimo secondo posto, a conferma di una sua positiva attitudine per le gare di Challenger Series, visto che nel 2021 si era imposto nell’Ice Challenge di Graz e nel 2022 nel Denis Ten Memorial di Almaty.
Il bronzo è andato al redivivo americano di origini russe Andrew Torgashev, figlio di due ottimi pattinatori di epoca sovietica, ovvero lo specialista delle coppie Artyom e la danzatrice Ilona Melnichenko, campionessa del mondo junior nel 1987. Tornato alle gare dopo due anni di assenza per gravi problemi fisici lo scorso anno, Andrew ha ben pattinato nello short program dove ha positivamente realizzato ogni elemento del proprio programma tecnico, quadruplo salchow e triplo axel compresi.
In un libero senza quadrupli e pur con una caduta nel triplo axel in singolo, ha confermato la sua ottima qualità di pattinaggio, contenendo dunque la rimonta del connazionale Camden Pulkinen, terzo nel libero ma solo ottavo nel corto.
In una gara che per livello medio non è stata comunque pari a quelle delle edizioni passate, ha negativamente impressionato l’assenza di nostri pattinatori: bloccato Daniel Grassl dalle tristi vicende legate a una sua presunta violazione delle regole antidoping, avendo sembra “mancato” tre “whereabouts”, ovvero tre controlli, in gara è mancato anche Matteo Rizzo, fermo per un problema fisico.
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Nella foto Yuma Kagiyama (JPN)

Nella foto Nika Egadze (GEO)

Nella foto Andrew Torgashev (USA)
