La grandissima città di Osaka, collocata sull’isola di Honshu, ha ospitato per la quinta volta nella sua storia il prestigioso NHK Trophy, competizione particolarmente ricca di tradizione, essendo giunta alla quarantacinquesima edizione. NHK è ovviamente un acronimo, nello specifico di Nippon Hoso Kyokai, ovvero la televisione pubblica giapponese, che per rispondere alla crescente passione del pubblico nipponico per il pattinaggio artistico, istituì la competizione nell’ormai lontano 1979. Da allora la gara si è disputata senza interruzioni, essendo andata in scena, anche se in versione solo parzialmente internazionale, anche nel 2020, cioè in pieno periodo pandemico.

L’Italia ha trovato gloria nella manifestazione giapponese, potendo vantare tre successi, di cui due conseguiti dalla grandissima Carolina Kostner nel 2007 e nel 2010 e uno dagli indimenticabili Federica Faiella/Massimo Scali nel 2008. Sul podio del NHK Trophy sono saliti altri grandi nomi del pattinaggio italiano, come Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio, Anna Cappellini e Luca Lanotte, Matteo Rizzo, a testimonianza del valore assoluto del nostro pattinaggio, che in questa triste era di pattinaggio “dimezzato”, mancando purtroppo la Russia, evidentemente risplende ancor di più, grazie anche a una generazione di pattinatori di eccellente valore.

È così che in terra giapponese l’Italia ha raccolto ben tre medaglie, tutte conseguite nelle specialità di coppia, a partire da quella un po’ amara di Charlene Guignard e Marco Fabbri, che per soli 0.61 centesimi di punto si sono dovuti inchinare agli emergenti britannici Lilah Fear/Lewis Gibson. Gli allievi della citata Barbara Fusar Poli avevano sì preso il comando nella rhythm dance, ma con un punteggio inferiore alle attese, complici alcuni livelli non massimali raggiunti nell’esecuzione dei loro elementi. Nel libero gli azzurri erano splendidi nell’esecuzione della loro romantica coreografia basata su un mix di brani di varie colonne sonore, ma nonostante il loro programma sia stato il migliore in stagione, scontavano nella valutazione la pur valida esecuzione del loro sollevamento combinato, considerato inferiore per valore a quello dei rivali di oltre settanta centesimi di punto, dovendosi dunque accontentare dell’argento.

La coppia mista britannica, formata dalla statunitense Lilah Fear e dallo scozzese Lewis Gibson, ha colto così il suo primo successo nel Grand Prix, facendo leva su un programma molto accattivante, orchestrato sulle note della colonna sonora del film “Rocky”. Gli inglesi hanno una volta di più trascinato il pubblico con la velocità, a volte fuori luogo, dei loro acrobatici sollevamenti, non evidenziando comunque versatilità e originalità nella scelta dei propri programmi: i regolamenti della moderna danza su ghiaccio tuttavia sono per loro premianti e dunque non c’è da stupirci della loro vittoria. Il verdetto della gara non deve comunque scoraggiare Marco e Charlene: i nostri pattinatori sono dei grandi combattenti e certamente avranno presto modo di mostrare fino in fondo la propria classe e la propria qualità tecnica.

Il podio di Osaka potrebbe ripetersi in sede di Europei, visto che al terzo posto si sono classificati i lituani Allison Reed/Saulius Ambrulevicius, atleti esperti che certamente trarranno vantaggio dal pattinare sul ghiaccio “casalingo” di Kaunas. Particolarmente commossa del risultato è stata Allison, americana di origini giapponesi, che nel kiss&cry ha mostrato con emozione la fotografia del compianto fratello Chris, scomparso nel 2020, che per vari anni fu campione giapponese con la sorella Cathy prima e con la Muramoto poi.

Grandi gioie per i colori azzurri sono poi arrivate dalla categoria delle coppie di artistico, in ragione delle due splendide medaglie conseguite da Lucrezia Beccari e Matteo Guarise, secondi, e da Rebecca Ghilardi e Filippo Ambrosini, terzi. La prova ha visto la seconda vittoria nel Grand Prix dei tedeschi Minerva Hase/Nikita Volodin, coppia di nuova formazione che sta bruciando le tappe verso gli attuali vertici internazionali. Gli allievi di Dmitriy Savin, tecnico moscovita già collaboratore di Nina Mozer, sono indubbiamente la rivelazione dell’anno, avendo sin qui mostrato grande solidità tecnica. Tuttavia la coppia di stanza a Sochi non è apparsa imbattibile e lo sanno bene i nostri atleti che, pur sconfitti, hanno maturato la giusta consapevolezza di poter competere alla pari con i tedeschi.

Lucrezia e Matteo hanno tallonato la coppia vincitrice sin dallo short program, dove sulle note di “Run” di Ludovico Einaudi, hanno ben pattinato, eseguendo un triplo twist di livello quattro, oltre che un triplo toeloop in parallelo e un triplo loop lanciato: alla fine solo 46 centesimi di punto li hanno separati dalla vetta, rimanendo dunque in piena corsa per il successo finale. Nel libero tuttavia il divario si è notevolmente ampliato a causa di alcuni errori, il più significativo dei quali è stato certamente il secondo sollevamento mal eseguito, al punto da perdere circa cinque punti. Nonostante ciò gli azzurri hanno colto il secondo posto anche nel segmento finale, raggiungendo una meritata medaglia d’argento, che lascia ben sperare per le prossime gare.

Rebecca e Filippo hanno ben pattinato soprattutto nel libero, recuperando una posizione rispetto allo short e garantendosi dunque l’accesso alla Finale di Pechino. Quarti nel corto, complice l’errore di Rebecca, imprecisa sull’arrivo del triplo salchow in parallelo da lei sottoruotato, nel libero hanno ripetuto sì l’errore del corto, ma hanno poi ben eseguito gli altri elementi, meritando il terzo posto anche grazie a una coreografia particolarmente azzeccata, che porta la firma di Luca Lanotte. Le belle prove delle coppie azzurre lasciano intendere che in quel di Pinerolo, ai Campionati Italiani, ci sarà battaglia, cosa che non potrà che giovare all’intero movimento italiano.

Riscontri positivi per l’Italia ci sono stati anche nella gara maschile, dove Gabriele Frangipani ha concluso al sesto posto, non poco penalizzato nel corto dalla caduta nel quadruplo salchow, dopo che perfetta era stata la combinazione quadruplo toeloop-triplo toeloop. Nel libero, pur mancando ancora una volta il quadruplo salchow, era in grado di compiere una rimonta, arrivando non lontano dal quinto posto. A vincere è stato il vicecampione olimpico Yuma Kagiyama, da quest’anno allievo oltre che del padre della nostra Carolina Kostner. Kagiyama, splendido nello short, ha rintuzzato il tentativo di rimonta di uno Shoma Uno non ancora al meglio della forma, ottenendo così il suo secondo successo nel NHK Trophy, dopo aver vinto sempre ad Osaka nel 2020.

Nelle donne l’assenza delle russe abbatte totalmente il livello delle competizioni internazionali: se a ciò si aggiunge una competizione in cui le giapponesi vanno incontro ad una vera e propria disfatta, con l’argento mondiale 2018 Wakaba Higuchi non meglio che nona e la due volte campionessa dei Quattro Continenti, rispettivamente nel 2017 e nel 2022, Mai Mihara solo ottava, e in aggiunta, con la semisconosciuta Yuna Aoki capace di raggiungere una “normale” quinta posizione, ecco che la vittoria non può che andare all’outsider di turno, nello specifico la diciassettenne Ava Marie Ziegler, solo nona ai Campionati Nazionali Statunitensi dello scorso anno. Allieva dei grandi Larissa Seleznyova e Oleg Makarov, più volte campioni europei nelle coppie di artistico in epoca sovietica, la Ziegler ha vinto rimontando dal quinto posto dello short, pur non presentando quadrupli o tripli axel, nè tantomeno combinazioni di due tripli.

Tutti i risultati nella sezione COMPETIZIONI, sottosezione GHIACCIO

Nella foto Lucrezia Beccari/Matteo Guarise (ITA)

foto di Luca Tonegutti

Nella foto Charlene Guignard/Marco Fabbri (ITA)

foto di Diego Barbieri

Nella foto Rebecca Ghilardi/Filippo Ambrosini (ITA)

foto di Diego Barbieri
Categorie: Ghiaccio