La competizione iridata della danza su ghiaccio ha premiato nuovamente gli statunitensi Madison Cock e Evan Bates, che già lo scorso anno si erano aggiudicati il titolo, giusto davanti ai nostri splendidi Charlene Guignard e Marco Fabbri. La coppia di stanza proprio in quel di Montreal ha distanziato i padroni di casa canadesi Gilles/Poirier e i nostri bravissimi portacolori, ancora una volta rivelatisi brillante simbolo dell’intero nostro pattinaggio.
La vittoria degli americani non è stata certo facile, come dimostra il fatto che nel libero sono stati superati dalla coppia canadese: tra l’altro la situazione per la quale la coppia vincente il titolo non sia risultata la prima anche nel libero è fatto piuttosto raro nella danza su ghiaccio, anche se dall’adozione del nuovo sistema di punteggio, avvenuta nel 2005, non sono mancati casi eclatanti. Rimanendo a quelli verificatisi negli ultimi dieci anni si può per esempio ricordare il caso dei bicampioni olimpici Tessa Virtue/Scott Moir, che nel 2017, a Helsinki, vinsero il titolo pur cedendo il passo nel libero ai grandi rivali francesi Papadakis/Cizeron; ugualmente a Saitama nel 2014 i nostri grandi Anna Cappellini/Luca Lanotte conquistarono il titolo mondiale, pur con il quarto libero, guadagnando l’oro per due centesimi di punto sui canadesi Weaver/Poje e per quattro sui francesi Pechalat/Bourzat.
Chock/Bates hanno dunque costruito il loro titolo nella rhythm dance, allorchè sulle note di musiche dei Queen, hanno conquistato la vetta della classifica, in ragione soprattutto di generosi GOE raccolti nei vari elementi proposti. Alla fine dello specifico segmento di gara erano quasi tre i punti di vantaggio su Guignard/Fabbri, secondi, e quasi quattro quelli di margine rispetto ai canadesi Gilles/Poirier, terzi. Quello accumulato è stato un vantaggio decisivo per la conferma del titolo, conquistato in un programma non particolarmente originale nella scelta musicale, essendo basato su musiche dei Pink Floyd, gruppo contemporaneo degli stessi Queen, utilizzati per la rhythm dance. La coppia da qualche anno di stanza a Montreal, dopo essere stata per molti anni alla corte di Igor Shpilband, l’allenatore che li ha proiettati ai vertici delle classifiche internazionali, ha una volta di più tratto vantaggio dalla grande qualità di pattinaggio espressa da Madison, rispetto alla quale Evan ha sempre cercato di tenere il passo. Il merito della scuola di Montreal che li ha accolti nel 2019 è stato proprio quello di stabilizzare la tecnica del pattinatore americano, in passato soggetto a vari errori.
Guardando invece alla costruzione del loro meraviglioso libero sulle note della colonna sonora di “Wuthering Heights” (“Cime Tempestose”, ndr), curata dal grande compositore giapponese Ryuichi Sakamoto, morto purtroppo lo scorso anno, Piper Gilles e Paul Poirier hanno mancato una grande occasione per laurearsi campioni del mondo, senza dimenticare che la medaglia d’argento è per loro comunque un progresso, visti i bronzi del 2021 e del 2023. Piper e Paul hanno letteralmente incantato, dando la possibilità agli spettatori di uscire dal contesto agonistico per entrare in una dimensione quasi onirica, che solo i grandi campioni del mondo sanno creare. La grande Tatyana Tarasova, osservandoli in azione, si è spinta a dire che i due canadesi sono gli unici artisti rimasti in una specialità dove ormai regnano il conformismo e la mancanza di fantasia: come non darle ragione, con un’ eccezione però, quella riguardante i nostri Marco e Charlene, capaci negli anni di rinnovarsi grazie alle brillanti idee della loro allenatrice Barbara Fusar Poli e del loro coreografo Aldo Giordani.
Nella rhythm dance gli azzurri hanno sopravanzato i rivali canadesi grazie ad una prova particolarmente convincente, ma entrambe le coppie si sono distinte oltre che per la qualità tecnica, per l’originalità delle coreografie. Nel libero gli azzurri hanno optato quest’anno per un tema particolarmente romantico e melodico, in un programma la cui linea coreografica centrale è basata sulle musiche tratte dal film “La teoria del Tutto”: mai scelta si è rivelata più azzeccata per una coppia che alla superba tecnica unisce ormai una maturità e una sensibilità interpretative di grande livello.
Più che meritata la medaglia conquistata, tenendo a bada, una volta di più, i britannici Fear/Gibson, la cui monocorde capacità interpretativa non fa seguito alla valida tecnica posseduta. Il “Rocky” proposto dagli inglesi è in grado sì di accattivarsi le simpatie delle tribune, ma non ancora quelle dei giudici, che li hanno confinati al quarto posto, non molto avanti l’emergente coppia canadese formata da Marjorie Lajoie e Zachary Lagha, coppia campione del mondo junior nel 2019.
La coppia canadese, esponente della scuola di Montreal, tecnicamente e politicamente molto forte, soprattutto in questa fase storica, in cui sono assenti i pattinatori russi, ha ormai raggiunto la piena maturità e la loro danza libera sulle note di “Roses”, brano composto dal pianista di Montreal Jean-Michel Blais, con la coreografia dello stesso tecnico Romain Haguenauer, ha colpito nel segno. Aldilà del quinto posto ottenuto Zachary e Marjorie hanno in effetti spodestato dal secondo posto delle gerarchie canadesi Fournier-Beaudry/Soerensen, alla fine solo noni in una rassegna mondiale che doveva essere di rilancio, dopo alcuni passaggi a vuoto a livello agonistico e soprattutto dopo i guai giudiziari di Nikolaj.
In una gara dall’alto contenuto tecnico la seconda coppia italiana formata da Victoria Manni e Carlo Roethlisberger non è riuscita a trovare spazio fra le venti coppie finaliste, obiettivo realizzato lo scorso anno, classificandosi al venticinquesimo posto. Peccato per i due azzurri, che pure hanno confermato durante la stagione una crescita tecnica che non mancherà di dare i suoi frutti nei campionati internazionali cui prenderanno parte nei prossimi anni.
Nella foto Madison Chock/Evan Bates (USA)

Nella foto Piper Gilles/Paul Poirier (CAN)

Nella foto Charlene Guignard/Marco Fabbri (ITA)

Nella foto Victoria Manni/Carlo Roethlisberger (ITA)
