Che nessuno fosse profeta in patria lo dicevano già i Vangeli duemila anni fa, ma questa situazione che in molte occasioni si è rivelata quasi una regola, si è verificata anche a Seoul, dove l’attesissimo coreano Junhwan Cha, recente medaglia d’oro agli Asian Winter Games di Harbin, si è dovuto accontentare dell’argento alle spalle dello scatenato kazako Mikhail Shaidorov.
Assente Yuma Kagiyama, che aveva riservato le sue energie verso un possibile oro a Harbin, e assente per scelta tecnica il campione del mondo Ilya Malinin, si immaginava che la strada verso la medaglia d’oro di Cha fosse spianata, lui che il titolo dei Four Continents l’aveva già vinto nel 2022. Diversamente in questa sua strada ha trovato un ostacolo apparso nell’occasione insormontabile, quello rappresentato dal ventenne Shaidorov, reduce peraltro da una stagione brillante.
Dopo il secondo posto nella Cup of China di Chongqing alle spalle di Sato, a seguito della rinuncia di Siao Him Fa era stato ammesso alla Finale del Grand Prix di Grenoble, dove aveva chiuso al quinto posto; successivamente aveva sfiorato il podio delle Universiadi di Torino, salendo invece su quello degli Asian Games, dove si era classificato al terzo posto. A distanza di pochi giorni rispetto a quest’ultima gara, si è presentato sul ghiaccio di Seoul in piena forma, non dando scampo ai rivale.
Cresciuto dal padre, Shaidorov ha fatto un salto di qualità allorchè si è affidato alle cure di Aleksey Urmanov, il campione olimpico di Lillehammer 1994, raggiungendo la sua base di allenamento in quel di Sochi, in Russia. Da subito era arrivato per lui l’argento dei Mondiali juniores del 2022 alle spalle di Malinin, dopo il quale tuttavia ha pagato lo scotto del sempre difficile passaggio alla categoria assoluta, cogliendo sì buoni risultati ma non eccellenti.
Nello short, programma che come il libero è stato coreografato dal quattro volte campione italiano Ivan Righini, Shaidorov ha aperto con la combinazione quadruplo lutz-triplo toeloop, per poi passare, dopo il triplo axel, all’esecuzione del quadruplo toeloop, così da chiudere al comando il segmento di gara, complici anche gli errori dei rivali. Nel libero, su una moderna versione della “Sonata al Chiar di Luna” di Beethoven, arditamente seguita da quella strumentale della cover degli A-ha “Take On Me”, Misha era perfetto, esordendo con il suo marchio di fabbrica, ovvero l’incredibile combinazione triplo axel-euler-quadruplo salchow, per poi proseguire con il quadruplo lutz, il quadruplo toeloop e la combinazione quadruplo toeloop-triplo toeloop, tutti salti perfettamente eseguiti che gli regalavano l’indiscussa vittoria.
Il campione kazako era a fine gara particolarmente commosso, poiché ha voluto dedicare il titolo al suo indimenticabile connazionale Denis Ten, che sulla stessa pista di Seoul, dieci anni fa, aveva vinto il suo stesso titolo. L’augurio per Misha è quello di ripetere le gesta di Denis, morto a soli venticinque anni per un colpo di coltello mortale durante un tentativo di rapina.
Cha ha pregiudicato la sua prova nello short, dove in apertura realizzava solo doppio il previsto quadruplo salchow, così da perdere completamente il punteggio specifico dell’elemento, per poi semplificare la combinazione, ridotta a triplo lutz-triplo loop. Soltanto quinto al termine della prova, facendo leva nel libero su un punteggio dei components esageratamente superiore a quello di Shaidorov di ben nove punti, risaliva sino alla medaglia d’argento, in un programma valorizzato da un solo quadruplo, il salchow iniziale.
Buon per lui che i giapponesi, come le connazionali nella gara femminile, non abbiano approfittato della situazione, esprimendosi molto al di sotto delle loro capacità. Kazuki Tomono, terzo nello short, avendo mancato esattamente come Cha il salto singolo, un quadruplo salchow ridotto a doppio, nel libero scivolava giù dal podio, nonostante un programma forte di due quadrupli, il toeloop in combinazione con un doppio toeloop e il salchow, pagando dunque carissima la mancata realizzazione di un quadruplo loop, risoltosi in un pessimo doppio.
Era così che la medaglia di bronzo andava tra la commozione generale all’inatteso statunitense Jimmy Ma, brillante in entrambi i segmenti di gara. Allievo dei tecnici russi Aleksey Letov e della moglie di lui Olga Ganicheva, Ma fa parte dello Skating Club di Boston, lo stesso di cui erano membri molti pattinatori e allenatori morti nel tremendo incidente aereo dello scorso 29 gennaio, allorchè un aereo con a bordo molti teams reduci dai Nazionali di Wichita si è scontrato con un elicottero dell’esercito.
Ma, secondo nello short grazie a un buon quadruplo toeloop e nonostante una trottola combinata non delle migliori, nel libero ha difeso con le unghie la sua possibile medaglia, concretizzandola nonostante una caduta nel triplo loop, venuta comunque dopo una combinazione quadruplo toeloop-triplo toeloop e un secondo quadruplo toeloop. Al termine della sua prova l’americano, dopo aver compreso di essere sul podio, si è sciolto in un pianto liberatorio e ha dedicato la sua splendida medaglia agli amici scomparsi. Peccato solo che pur terzo ai Nazionali dietro Malinin e Torgashev, Ma non sarà purtroppo al via dei Mondiali previsti nella sua città, essendogli stato preferito Jason Brown, in fase di recupero dopo una serie di sfortunati infortuni.
Nella foto Mikhail Shaidorov (KAZ)

Nella foto Junhwan Cha (KOR)

Nella foto Jimmy Ma (USA)
