Gara da record, quella femminile di Debrecen, dal momento che la giapponese Mao Shimada ha fatto suo per la terza volta consecutiva il titolo mondiale junior, diventando in tal senso la pattinatrice junior più titolata della storia. La sedicenne di Tokyo, che deve il suo nome alla mai dimenticata Mao Asada, tre volte campionessa del mondo (’08, ’10 e ’14) e vicecampionessa olimpica a Vancouver ’10, è risultata in questi anni assolutamente imbattibile a livello giovanile, se solo si pensa che ai successi citati, può aggiungere l’oro alle Olimpiadi giovanili e tre ori nelle finali del Grand Prix Junior delle ultime tre stagioni: è chiaro che tali vittorie sono state agevolate dall’assenza delle pattinatrici russe, ma va dato atto all’allieva di Mie Hamada che l’unica possibile alternativa allo strapotere russo è davvero lei, potendo contare, come è stato nel libero di Debrecen, sul triplo axel e sul quadruplo toeloop.

Nella foto Mao Shimada (JPN)

Foto di Raniero Corbelletti

Seconda ai nazionali giapponesi dietro la tre volte campionessa del mondo Kaori Sakamoto, se avesse avuto la possibilità di competere a livello assoluto ai Mondiali di Boston, avrebbe probabilmente portato a casa il titolo, essendo già ora tecnicamente la migliore. In terra ungherese non ha avuto alcuna difficoltà ad imporsi, guadagnando già nel corto ben sette punti di margine sulla seconda in classifica, un vantaggio tale da permetterle di pattinare il libero senza patemi. Sulle note di musiche giapponesi, sfruttando la coreografia di quella Lori Nichol, che preparò per Carolina Kostner i suoi programmi più belli, Mao ha dominato, infliggendo alla più diretta rivale ben trenta punti di distacco, grazie al triplo axel iniziale, al quadruplo toeloop, a due combinazioni di tripli, lutz-toeloop e salchow-toeloop, e alla sequenza triplo flip-doppio axel-doppio axel. Sarebbe stato bello vederla a confronto con le coetanee russe, perchè certamente ci sarebbero state scintille, come si suol dire.

Nella foto Mao Shimada (JPN)

Foto di Raniero Corbelletti

Alle sue spalle, per la quarta volta medaglia d’argento ai Mondiali Juniores, si è classificata la coreana Jia Shin, capace di recuperare dal settimo posto dello short, piazzamento causato soprattutto dalla caduta nella combinazione iniziale triplo lutz-triplo toeloop. Anch’ella sedicenne, la Shin è l’eterna piazzata di questi anni, essendosi quasi sempre classificata immediatamente alle spalle della rivale nipponica: pur non possedendo triplo axel o salti quadrupli, la coreana ha dalla sua una solidità tecnica notevole, come è emerso dal suo lirico libero sulle note del “Sogno d’Amore” di Liszt. A parte la caduta nella combinazione triplo lutz-triplo toeloop, l’allieva di Brian Orser ha eseguito in modo brillante gli altri elementi tecnici, ricevendo dei GOE molto alti, con i quali ha tamponato la detrazione e comunque la perdita di punti legati alla caduta.

Nella foto Jia Shin (KOR)

Foto di Raniero Corbelletti

D’altra parte la sua medaglia d’argento è stata resa possibile anche dagli errori delle rivali, grazie ai quali la statunitense Elyce Lin-Gracey è riuscita a salire sul terzo gradino del podio. Reduce dall’ottavo posto dei Four Continents di Seoul, l’allieva della brava Tammy Gambill in quel di Colorado Springs, ha concluso al quarto posto il programma corto, risalendo poi al terzo grazie a un libero tecnicamente inferiore a quello delle rivali ed inficiato da un unico errore nella combinazione iniziale triplo lutz-triplo toeloop. L’americana ha così tenuto giù dal podio una delle favorite, la giapponese Ami Nakai già terza due anni fa.

Nella foto Elyce Lin-Gracey (USA)

Foto di Raniero Corbelletti

La sedicenne di Chiba nel libero ha pagato a caro prezzo la caduta iniziale nel triplo axel e l’arrivo impreciso nel secondo triplo axel previsto in combinazione. Prima delle europee è stata la francese Stefania Gladki, che in realtà è nata e si allena in Russia, dove è nota con il cognome di Gladkaya: allieva a Mosca di Svetlana Panova, quando si trova in Francia è di base a Nizza, dove si allena nella splendida patinoire “Jean Bouin” accanto al due volte campione europeo Adam Siao Him Fa. Giovanissima, nel dettaglio classe 2010, la Gladki ha notevole talento, anche se non possiede quei salti di eccezionale livello che sin dal prossimo anno, con l’auspicato rientro delle russe, potrebbero essere necessari.

Non bene purtroppo è andata la nostra Anna Pezzetta, che ha chiuso a un tredicesimo posto che non rispecchia affatto il suo talento. Nel corto, scesa sul ghiaccio molto presto, ventitreesima di quarantotto, la nostra atleta è stata letteralmente maltrattata dalla giuria, in cui, come nel libero, non vi era il giudice italiano: è vero che il suo triplo flip non è stato dei migliori, ma in generale la valutazione dei suoi elementi, anche in termini di components, è sembrata “al ribasso”. Il suo bellissimo “Uccello di Fuoco” di Stravinski avrebbe meritato di più dei 60 punti finali, quasi tre in meno di quelli ricevuti agli Europei, dove la combinazione era stata più facile e l’errore nel flip più evidente. Nel libero, sulle note della colonna sonora del film “Avatar”, ha eseguito sul quarto il suo secondo triplo lutz e solo semplice il loop, ma nonostante gli altri elementi siano stati completati positivamente, finiva per perdere una posizione, non rendendo possibile per l’Italia lo schieramento di una seconda pattinatrice nell’edizione del prossimo anno, prevista a Tallinn.