Foto di Raniero Corbelletti

Per il terzo anno consecutivo Madison Chock e Evan Bates hanno fatto loro il titolo iridato, traendo indubbio vantaggio dal sostegno del pubblico casalingo e dal favore di una giuria particolarmente benevola nei loro confronti. Fuor da ogni possibile equivoco, va detto che la coppia ha complessivamente meritato la vittoria, anche se il margine in cui si è configurata è apparso troppo ampio a sanzionare una differenza rispetto ai rivali, parsa ai più maggiormente ridotta. Marito e moglie dal giugno dello scorso anno, Madison e Evan pattinano insieme dalla stagione 2011/2012 e in quel di Boston erano già saliti sul podio dei Mondiali 2016, allorchè in scia a Papadakis/Cizeron avevano colto la medaglia di bronzo. Nel complesso quella di quest’anno è stata la loro sesta medaglia iridata, visto che alle tre citate medaglie d’oro vanno aggiunte una medaglia d’argento e due medaglie di bronzo: un bottino invidiabile per una coppia cui manca ancora la medaglia olimpica “individuale”, visto che dalla sua può vantare la medaglia d’oro della gara a squadre di Pechino 2022, in qualche modo “ereditata” dai russi, penalizzati dal caso doping della Valieva.

Nella foto Madison Chock/Evan Bates (USA)

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Sul ghiaccio del TD Garden gli statunitensi si sono presi la rivincita su un’altra coppia particolarmente longeva, quella di Piper Gilles e Paul Poirier, come la loro, curiosamente, formatasi nel 2012: i canadesi avevano infatti prevalso nei recenti Four Continents di Seoul, legittimando dunque la loro aspirazione a una vittoria, quella iridata, apparsa tuttavia subito complessa dopo la prima parte della gara. Infatti, come negli altri scontri in stagione, gli americani, allievi della scuola di Montreal, hanno fatto propria la rhythm dance, guadagnando un vantaggio di quasi quattro punti, risultato successivamente incolmabile. Proponendo un mix di musiche degli anni Settanta, gi americani sono stati tra i pochi ad ottenere livelli tre nella midline sequence e nei passi di Paso Doble, dando così valore alla loro prima posizione. Nel libero sono risultati ancora vincenti nel loro programma di musiche jazz, basato fondamentalmente sul famoso “Take Five”, brano inconico di Paul Desmond, ma in tale occasione il margine sui canadesi si è fatto ridotto.

Nella foto Piper Gilles/Paul Poirier (CAN)

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Piper e Paul, alla quarta medaglia iridata, hanno pagato dazio nel primo segmento di gara, visto che diversamente i loro passi di Paso Doble sono risultati di livello due e che la bellissima midline di Paul è stata ugualmente giudicata di livello due. D’altra parte il loro geniale programma, che sulle note dei Beach Boys ha proposto il tema di Barbie e Ken, ha entusiasmato il pubblico, tributando ai due pattinatori giusta soddisfazione. Nel libero, un originale tango che nasce letteralmente tra le note della famosa cover di Annie Lennox di “A Whiter Shade of Pale”, gli allievi di Carol Lane e Yury Razgulyayev hanno retto il confronto con i titolati avversari, cedendo sì di un soffio il primato nel segmento, ma d’altra parte confermando la medaglia d’argento dello scorso anno.

Nella foto Lilah Fear/Lewis Gibson (GBR)

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La medaglia di bronzo è invece finita nelle mani della coppia britannica formata da Lilah Fear e Lewis Gibson, ambiziosi esponenti della scuola di Montreal, suscitando in tal senso grande rammarico in casa Italia, visto che Charlene Guignard e Marco Fabbri sono risultati quarti per soli 65 centesimi di punto. A fine gara il rammarico si è trasformato in un vero e proprio disappunto da parte dei nostri pattinatori, che già nella rhythm dance avevano dovuto “incassare” un quarto posto bugiardo, frutto di una non eccellente valutazione dei twizzles e dei passi di Paso Doble. Attardati di 82 centesimi, nel libero i milanesi hanno recuperato sui rivali solo 17 centesimi di punto, troppo poco per tornare su quel podio iridato, su cui erano saliti nelle ultime due stagioni. Un vero peccato, perchè la coppia inglese era stata da loro sonoramente battuta in sede di Campionati Europei, competizione in cui era apparsa evidente, a tutto loro vantaggio, la differenza di qualità interpretativa fra i due binomi.

Nella foto Charlene Guignard/Marco Fabbri (ITA)

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Quella inglese è certamente un’ottima coppia, ma complici regolamenti compiacenti, fatta eccezione per il discutibile programma sulle note della colonna sonora di “Rocky”, proposto nella scorsa stagione, le sue coreografie appaiono ripetitive e poco interpretate. È così che la Gran Bretagna, un tempo dominatrice della danza mondiale fino all’avvento dei pattinatori sovietici, a distanza di quarantuno anni dall’ultima volta è tornata a vedere una sua coppia sul podio dei Campionati del Mondo: non succedeva dall’edizione post-olimpica di Ottawa 1984 allorchè, aggiudicandosi la medaglia d’oro a suon di “6.0”, i leggendari Jayne Torvill e Christopher Dean posero fine alla prima parte della loro carriera agonistica. La scuola di Montreal ha una volta di più dettato legge, se si pensa che nelle prime dieci posizioni sono stati ben sette i binomi provenienti da quel centro di allenamento: si tratta di un dato che deve far riflettere e che non può che preoccupare, poiché il conformismo e la scarsa fantasia stanno fortemente limitando il potenziale di una specialità, la danza, un tempo regina ed oggi relegata al ruolo di comprimaria. Dietro gli statunitensi Carreira/Ponomarenko, quinti, ha sorpreso il sesto posto della coppia spagnola, formata dalla britannica Olivia Smart e dal tedesco Tim Dieck, capaci di pattinare il terzo libero di giornata, su musiche prevalentemente tratte dal film “Dune”, una coreografia che ha palesemente ammiccato a programmi del passato, come quello di esibizione di Fusar Poli/Margaglio e ancor di più a quello famosissimo di Grishuk/Platov. La gara non ha mancato di riservare grandi sorprese, soprattutto nella rhythm dance, contesto nel quale due inopinate cadute, entrambe nella midline, hanno messo fuori gioco due coppie già medagliate agli Europei: se la caduta di Thomas ha costretto i finlandesi Turkkila/Versluis ad un ventesimo posto parziale, comunque qualificativo per un libero finale in cui hanno poi rimontato sino all’undicesimo posto, quella di Allison ha spinto i lituani Reed/Ambrulevicius al ventunesimo posto, fuori dal libero, ma soprattutto al momento fuori da una qualificazione olimpica che saranno costretti a cercare nella competizione qualificativa del prossimo settembre a Pechino. In quel di Pechino probabilmente ci sarà pure la coppia azzurra formata da Victoria Manni e Carlo Roethlisberger, cui non è bastata l’ottima prova della rhythm dance, chiusa al ventitreesimo posto, per accedere alla danza libera e dunque a una qualificazione olimpica diretta.

Nella foto Victoria Manni/Carlo Roethlisberger (ITA)

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Nella foto Gilles/Poirier (CAN), Chock/Bates (USA), Fear/Gibson (GBR)

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