I Campionati Mondiali di Boston verranno certamente ricordati non solo per le prestazioni dei singoli pattinatori che hanno brillato sul ghiaccio del TD Garden, ma anche per l’incredibile risultato ottenuto dalla nazionale statunitense che per la prima volta nella ultracentennale storia dei Mondiali ha conseguito tre vittorie sulle quattro possibili. Non accadeva dal 1992, allorchè nell’edizione postolimpica disputatasi ad Oakland, quella che all’epoca veniva chiamata la Comunità degli Stati Indipendenti, evoluzione della defunta Unione Sovietica, si aggiudicò la gara maschile con l’ucraino Viktor Petrenko, la gara delle coppie con i russi Mishkutyonok/Dmitriyev e quella della danza con gli altri russi Klimova/Ponomarenko. I russi, sotto bandiera sovietica, riuscirono nell’impresa altre tre volte, nel ’75, nel ’77 e nell’85, la dove l’Austria riuscì nell’impresa esattamente cent’anni fa nel 1925 e ancor prima nel 1913, quando ancora, in realta, era Impero Austro-Ungarico.

Nella foto Mikhail Shaidorov (KAZ), Ilia Malinin (USA) e Yuma Kagiyama (JPN)

Foto di Raniero Corbelletti

A dare un grande contributo all’eccezionale risultato conseguito dagli americani, sicuramente favorito dall’assenza della nazionale russa, è stato certamente Ilia Malinin, capace di confermarsi campione in modo complessivamente agevole. Il pattinatore dalla doppia cittadinanza, americana e russa, si è infatti imposto con largo margine, dimostrando di essere al momento così nettamente superiore da apparire a tratti ingiocabile per i rivali, anche quando in gara, bontà sua, si lascia andare a qualche errore. Figlio di Tatyana Malinina, vincitrice della finale del Grand Prix nel 1999, della quale ha scelto di conservare il cognome, e di Roman Skornyakov, pattinatore di buon livello internazionale, Ilia ha dominato la competizione, aggiudicandosi autorevolmente lo short program.

Nella foto Ilia Malinin (USA)

Foto di Raniero Corbelletti

Sulle note di “Running”, brano del rapper statunitense NF, utilizzando una coreografia preparata da Shae-Lynn Bourne, campionessa del mondo di danza nel 2003 in coppia con Victor Kraatz, Ilia ha preso il comando grazie alla difficoltà dei suoi quadrupli proposti con successo. Lo statunitense ha esordito con un quadruplo flip, per poi proseguire con il triplo axel, e con la combinazione quadruplo lutz-triplo toeloop, guadagnando sul diretto rivale, il giapponese Kagiyama, soltanto negli elementi di salto un vantaggio di oltre cinque punti, ridotti poi dal giapponese grazie a una valutazione dei suoi components più alta. Nel programma libero l’allievo, oltre che dei genitori, di Rafael Aratiunian ha saputo poi realizzare ben sei salti quadrupli, eseguendo tuttavia solo doppio il previsto secondo quadruplo lutz: nonostante il suo famoso quadruplo axel sia stato atterrato sul quarto, così come il quadruplo toeloop in combinazione con euler e triplo flip, ha saputo ricavarsi un margine di vantaggio tale da rimanere inattaccabile e di vincere la sua seconda medaglia d’oro iridata.

Nella foto Yuma Kagiyama (JPN)

Foto di Raniero Corbelletti

A cedergli il passo è stato l’eterno secondo Yuma Kagiyama, che nel tentativo di tenere il suo passo si è, come dire, disunito, perdendo la seconda posizione e salvando comunque la medaglia di bronzo. L’allievo del padre Masakazu e della nostra Carolina Kostner ha proposto un ottimo short program in cui, sulle note di “The Sound of Silence”, ha eseguito ottimamente la combinazione quadruplo toeloop-triplo toeloop, il quadruplo salchow e il triplo axel, ottenendo inoltre tutti livelli quattro nelle trottole e nei passi: certamente grande deve allora essere stata la sua frustrazione nel vedersi comunque secondo ad oltre tre punti dall’americano. Primo alle Universiadi di Torino, argento nella Finale del Grand Prix di Grenoble e nei Giochi Asiatici, Yuma provato a giocarsi tutto in un libero che la coreografa Lori Nichol ha basato fondamentalmente sulle note del famoso “Concertino per Chitarra e Orchestra” di Salvador Bacarisse, ma senza successo: dopo un quadruplo flip iniziale risoltosi in doppio e un quadruplo salchow atterrato con step-out, proponeva sì con successo le due combinazioni quadruplo toeloop-doppio toeloop e triplo axel-euler-triplo salchow, ma cadeva poi sul secondo quadruplo toeloop e al triplo flip della combinazione faceva seguire un semplice toeloop. Alla fine per lui vi era solo il decimo libero di giornata, con il quale salvava sì la medaglia di bronzo, ma non l’argento, andato al sempre più consistente kazako Mikhail Shaidorov.

Nella foto Mikhail Shaidorov (KAZ)

Foto di Raniero Corbelletti

Il ventenne di Almaty, reduce dall’oro dei Four Continents di Seoul, dal bronzo dei Giochi Asiatici di Harbin e dal quarto posto delle Universiadi di Torino, ha risposto sul ghiaccio a chi lo riteneva, in modo superficiale, un ottimo pattinatore ma non un campione in senso assoluto, fornendo una prova eccezionale in entrambi i segmenti di gara. Cresciuto dal padre Stanislav, anche lui pattinatore di epoca sovietica, e affidato poi al grande Aleksey Urmanov, oro alle Olimpiadi di Lillehammer 1994, nonché depositario dei “segreti” tecnici del suo mitico allenatore Aleksey Mishin, Mikhail ha compiuto quest’anno un definitivo salto di qualità, meritandosi i successi conseguiti. Seguito a livello coreografico dal quattro volte campione italiano Ivan Righini, sulle note della colonna sonora di “Dune”, Misha si installava al terzo posto nello short, eseguendo molto bene il triplo axel, la combinazione quadruplo lutz-triplo toeloop e il quadruplo toeloop. Nel libero, dopo l’eccezionale combinazione triplo axel-euler-quadruplo salchow iniziale, realizzava altri tre quadrupli, rispettivamente un lutz e due toeloop, il secondo in combinazione con un triplo toeloop, il tutto senza alcuna incertezza, così da risalire di una posizione, sino a una meravigliosa medaglia d’argento, che eguaglia quella che l’indimenticabile Denis Ten ottenne nel 2013 a London. Il quarto posto è andato invece al francese Adam Siao Him Fa, la cui annata agonistica è stata condizionata da una forma fisica non ottimale in ragione degli infortuni patiti: solo nono nello short program, nell’occasione pattinato sulle musiche del noto “SOS d’un Terrien en Detresse”, a causa di una caduta nel quadruplo lutz iniziale e di un arrivo con grave step-out sul triplo toeloop seguito in combinazione al quadruplo toeloop, ha poi compiuto un’ottima rimonta nel libero, nonostante anche in questo segmento di gara non abbia avuto alcune incertezze, risalendo dunque al quarto finale, giusto davanti al connazionale Kevin Aymoz, apparso una volta di più in ottima forma.

Nella foto Nikolay Memola (ITA)

Foto di Raniero Corbelletti

Gli azzurri hanno purtroppo chiuso nel retrovie, così che il sogno di avere tre posti per le prossime Olimpiadi di Milano è sfumato. Il migliore è stato il vicecampione europeo Nikolay Memola, decimo dopo essere stato settimo nello short program. Penalizzato in questa fase di gara da un filo d’entrata dubbio dei suoi lutz, quello del quadruplo singolo e quello del triplo in combinazione, nel libero ha pagato errore l’errore sul secondo quadruplo lutz, giudicato peraltro sottoruotato, finendo così per perdere posizioni in una classifica comunque molto “corta”.

Nella foto Daniel Grassl (ITA)

Foto di Raniero Corbelletti

Non soddisfacente è stata anche la prova di Daniel Grassl, condizionata da subito dalla caduta sul quadruplo lutz d’entrata del suo short program. Addirittura quattordicesimo, nel suo libero sul tema di “Billy Elliott” ha provato un disperato recupero, che tuttavia lo ha portato a gudagnare una sola posizione, nonostante una prova complessivamente più che dignitosa.