Giusto nel momento in cui tutti attendevano che Kaori Sakamoto facesse poker, aggiudicandosi il quarto titolo consecutivo, ecco che a far saltare il banco dei Campionati del Mondo di Boston è arrivata la rediviva Alysa Liu, che dopo essersi ritirata dalle competizioni nel 2022, dopo il bronzo conseguito ai Mondiali di Montpellier, è tornata lo scorso anno alle gare, recuperando progressivamente una condizione di forma utile a consacrarla campionessa del mondo.
Nella foto Kaori Sakamoto (JPN), Alysa Liu (USA) e Mone Chiba (JPN)

Eppure la diciannovenne californiana non aveva particolarmente brillato in stagione, mancando la qualificazione alla finale del Grand Prix e rimanendo giù dal podio nei Four Continents di Seoul: il brillante secondo posto ai Nazionali di Wichita alle spalle di Amber Glenn, le aveva comunque garantito la convocazione mondiale, un’ occasione unica per tornare ai vertici del pattinaggio internazionale. Allenata in quel di Oakland, città posta sulla baia di San Francisco, dal nostro grande Massimo Scali e dall’italoamericano Phillip Di Guglielmo, Alysa è stata pressochè perfetta nei suoi due programmi di gara, giustificando la sua inattesa vittoria.
Nella foto Alysa Liu (USA)

Pur non riproponendo il triplo axel o il quadruplo lutz, salti che in passato costituivano i suoi “cavalli di battaglia”, la Liu ha impressionato sin dallo short program, allorchè ha esordito con la combinazione triplo flip-triplo toeloop, per poi proseguire con il doppio axel e con il triplo lutz, corredando il tutto con trottole e passi di livello quattro. Il suo capolavoro, però, è stato il programma libero che Massimo Scali le ha preparato sulle splendide note della suite di “MacArthur Park”, famosissimo brano dell’indimenticabile Donna Summer: grazie a due tripli lutz, entrambi collegati con altri salti, rispettivamente in combinazione con il triplo toeloop il primo e in sequenza con doppio axel e doppio toeloop il secondo, e a due tripli flip, uno dei quali in combinazione con un doppio toeloop, non lasciava scampo alla Sakamoto, solo quinta nello short, pattinato sulle note della suite “Angel” di Astor Piazzolla.
Nella foto Kaori Sakamoto (JPN)

L’allieva di Sonoko Nakano eseguiva solo doppio il previsto triplo flip della sua combinazione con il triplo toeloop, finendo per perdere oltre tre punti rispetto alla vincitrice. Nel libero, sulle note della colonna sonora di “Chicago”, pur con due imprecisioni significative, ovvero il triplo salchow sottoruotato, posto alla fine della combinazione con il doppio axel e l’euler, e il triplo toeloop della combinazione con il triplo flip atterrato sul quarto, riusciva in una bella rimonta, che la portava alla medaglia d’argento, strappata per pochi punti alla connazionale Mone Chiba. La diciannovenne di Kyoto, allieva di Mie Hamada, campionessa dei Four Continents nel 2024, aveva guadagnato la seconda posizione nello short, allorchè, anche lei sulle note di Donna Summer, nell’occasione quelle di “Last Dance”, era riuscita nella combinazione triplo lutz-triplo toeloop, quest’ultimo completato sul quarto di rotazione, nel doppio axel e nel triplo flip. Nel libero, sulle note delle musiche del compositore francese Ives Leveque, come la Sakamoto anche lei commetteva alcuni errori, sottoruotando il triplo salchow e il secondo triplo lutz in combinazione con doppio toeloop e doppio loop, ma conservando però con margine di sicurezza la medaglia di bronzo.
Nella foto Mone Chiba (JPN)

Giù dal podio rimaneva dunque l’americana di origini italiane Isabeau Levito, scivolata al quarto posto dopo il terzo nello short: la caduta sul triplo toeloop posto a seguire un triplo flip e i problemi di filo d’entrata incerto nei suoi lutz, la penalizzavano, a fronte di components fin troppo generosi. La veterana statunitense Amber Glenn, reduce da una stagione fin qui perfetta, avendo vinto ogni competizione cui aveva partecipato, nel dettaglio Lombardia Trophy, Grand Prix de France, Cup of China e soprattutto la finale del Grand Prix a Grenoble e il titolo nazionale, finiva quinta. La Glenn, tornata ai vertici grazie a una ritrovata capacità di eseguire il triplo axel, nello short non era meglio che nona proprio in ragione della caduta su tale elemento, così da rendere vana la sua rincorsa al podio. Grandi sconfitte della competizione sono state le pattinatrici europee, tra le quali la migliore è stata la belga Nina Pinzarrone, comunque solo settima, davanti alla campionessa europea estone Nina Petrykina,. Grandi sconfitte sono poi state le pattinatrici coreane, con Haein Lee, due volte vicecampionessa del mondo nel ’22 e nel ’23, solo nona, poco avanti a Chaeyeon Lee, decima, ma terza ai Mondiali lo scorso anno, nonché recente oro ai Four Continents e ai Giochi Asiatici.
Nella foto Lara Gutmann (ITA)

Discreta è stata poi la prova della vicecampionessa italiana Lara Gutmann, tredicesima e dunque non in grado di garantire all’Italia due spot olimpici: caduta nella combinazione triplo toeloop-triplo toeloop, la trentina si è trovata alla fine del programma corto solo quattordicesima, risalendo una posizione grazie ad un libero comunque positivo, nonostante l’inopinata caduta nel triplo lutz, posto quasi a fine del programma.
