La nona edizione del World Team Trophy, da sempre disputato in Giappone e, nello specifico, andato in scena per la settima volta a Tokyo, ha permesso all’Italia di raggiungere un altro grande traguardo sulla via di quelle che tra meno di un anno saranno le Olimpiadi di Milano-Cortina. La nostra nazionale è riuscita infatti per la prima volta in cinque partecipazioni a salire sul podio, aggiudicandosi la medaglia di bronzo alle spalle di Stati Uniti e Giappone. È inutile dire che il risultato ottenuto deve essere letto come di grande auspicio in relazione alla competizione a squadre olimpica, che, a dir la verità, presenta una formula di gara diversa, non necessariamente congrua a quella in atto nel World Team Tropy. Resta il fatto che la prova di compattezza fornita dai nostri atleti in terra nipponica è stata davvero eccellente, visto che ad essere sconfitte sono state nazioni quali la Francia, quarta, il Canada, quinto, e la Georgia, in realtà una piccola Russia, sesta.
Nella foto Sara Conti/Niccolò Macii (ITA)


A brillare in particolare sono stati i nostri binomi, Conti/Macii e Guignard/Fabbri, capaci di guadagnare per l’Italia un tesoretto di punti, indispensabile per blandire le forti squadre rivali. Sara Conti e Niccolò Macii hanno brillantemente dato il loro contributo alla causa azzurra, classificandosi secondi in entrambi i segmenti di gara alle spalle dei campioni del mondo giapponesi Miura/Kihara. Per farlo, hanno dovuto migliorare se stessi e, nel libero, conseguire il nuovo record italiano, grazie a un parziale di 142.26, utile a migliorare il 142.09 che, in era “+3”, come si suol dire, Valentina Marchei e Ondrej Hotarek ottennero alle Olimpiadi di PyeongChang 2018. Per la cronaca, Marchei e Hotarek continuano ad avere il record nel totale di punteggio con un 216.59 che a Tokyo, gli allievi di Barbara Luoni hanno sfiorato con il loro 216.36.
Aldilà dei numeri Sara e Niccolò sono stati artefici di due prove davvero brillanti, in cui, fatta eccezione per il difficoltoso arrivo di Sara nel triplo loop lanciato del libero, non hanno praticamente fatto errori. In particolare il loro bellissimo libero avrebbe sicuramente meritato la prima posizione, visti anche i gravi errori dei giapponesi negli elementi di salto, che, forse complice il fattore campo, non hanno comunque spinto i giudici alle giuste sanzioni. La gara ha registrato ancora una prova deludente da parte degli ex-campioni del mondo Stellato/Deschamps, costretti al quarto posto dai sempre regolari georgiani Metelkina/Berulava, campioni del mondo juniores.
Nella foto Charlene Guignard/Marco Fabbri (ITA)

Charlene Guignard e Marco Fabbri hanno in parte trovato consolazione al loro quarto posto in sede mondiale, conducendo da veri capitani la nostra squadra al brillante podio finale. Per loro vi sono stati due ottimi terzi posti, certamente non scontati, vista la presenza in gara dei vicecampioni europei Loparyova/Brissaud, capaci di sopravanzarli nella tappa francese del Grand Prix.
La coppia allenata da Barbara Fusar Poli ha una volta di più brillato nella rhythm dance, dove a livello di componenti del programma hanno chiuso a ridosso delle due coppie “regine” degli ultimi anni, Chock/Bates e Gilles/Poirier, finiti nell’ordine in entrambe le due giornate di gara. Gli americani hanno comunque dominato la rhythm dance come in tutta la stagione, superando i rivali di misura nel libero.
Le prove individuali hanno in visto in campo maschile il due volte campione del mondo Ilia Malinin dettare legge, pur commettendo nel libero errori per lui inusuali, a probabile testimonianza di un’umana sopraggiunta stanchezza, alla fine di una lunga e impegnativa stagione. Malinin ha mancato nel libero alcuni salti e ugualmente è caduto nell’esecuzione della flying seat spin, così che n quest’ultimo segmento di gara è stato addirittura insidiato dal connazionale Jason Brown, che pur senza quadrupli gli è arrivato a ridosso grazie a components di sei punti più alti. Brown, terzo nel corto, nel complesso delle due giornate ha preceduto il francese Siao Him Fa, peraltro solo sesto nel libero.
Nella foto Daniel Grassl (ITA)

Daniel Grassl è stato il migliore dei due azzurri, sesto nell’ufficiosa classifica complessiva, ma soprattutto terzo nel libero dopo il settimo posto dello short. Sulle musiche tratte dalla colonna sonora di “Billy Elliot”, pur non prendendosi tutti i rischi l’allievo di Edoardo De Bernardis è riuscito in due ottimi quadrupli, il salchow e il loop, proponendo anche una bella combinazione triplo axel-triplo toeloop. Nikolay Memola ha come Grassl fatto meglio nel libero, chiuso all’ottavo posto, laddove nel corto, mancando completamente la combinazione iniziale, ha chiuso all’undicesimo, davanti solo al riciclato Moris Kvitelashvili, russo-georgiano bronzo agli Europei 2020, ma ufficialmente ritirato nel 2023. La Georgia, per poter competere ad armi pari con le altre nazioni qualificate ha recuperato anche un’altra ex-pattinatrice, Alina Urushadze, ufficialmente ritiratasi alla fine del 2024, a conferma di un vivaio inesistente, cui sopperiscono i vari russi di turno che opportunisticamente cambiano nazionalità. Nel settore femminile è stato confermato il verdetto dei Mondiali di Boston, con la statunitense Alysa Liu, capace di trionfare vincendo entrambi i segmenti di gara. La ex-campionessa del mondo Kaori Sakamoto ha dovuto dunque abbassare bandiera, finendo ufficiosamente seconda, con il secondo posto nello short e il terzo nel libero, in questa fase dietro alla rediviva Amber Glenn, capace di ritrovare il suo triplo axel al momento opportuno. Ottima è stata la prova di Lara Gutmann, che nell’occasione ha disputato la sua miglior gara di stagione, conseguendo tutti i suoi primati personali e in particolare oltrepassando la soglia dei 200 punti nel totale. Quinta nel corto e sesta nel libero, la trentina è stata complessivamente sesta, in una gara dove Anna Pezzetta è stata undicesima, con il nono posto nello short e l’undicesimo nel libero.
Classifica finale: 1) Stati Uniti 126, 2) Giappone 110, 3) Italia 86, 4) Francia 78, 5) Canada 72, 6) Georgia 68.