Tradizionalmente, la fine di una stagione agonistica è portatrice di notizie infauste per gli appassionati di pattinaggio, poiché spesso riguardano il ritiro dall’attività agonistica di un loro idolo, ovvero di un pattinatore che per anni ha deliziato le platee con la propria arte, prima ancora, talvolta, che con i propri risultati agonistici.
È il caso questo di Mikhail Kolyada, il grande pattinatore russo, che nei giorni scorsi ha annunciato il proprio ritiro dalle competizioni, al termine di un’annata agonistica che oltre a non dargli la possibilità di competere a livello internazionale, lo ha visto in difficoltà nelle competizioni russe, dove spesso è stato costretto ad inopinate sconfitte.
Misha, ventotto anni compiuti lo scorso mese di febbraio, è stato uno dei protagonisti del pattinaggio internazionale degli ultimi anni, conseguendo validi risultati agonistici, tuttavia inferiori all’eccelsa qualità del suo pattinaggio, valorizzato da una fantastica tecnica dei salti e da un’innata eleganza nei movimenti.
Nato a San Pietroburgo, Kolyada è stato scoperto e cresciuto da Valentina Chebotaryova, tecnico che lo ha seguito fino al 2020, portandolo dunque ai suoi massimi successi internazionali. Medaglia di bronzo agli Europei di Ostrava del 2017, nella stagione successiva, quella olimpica, seppe ottenere i suoi migliori risultati, conseguendo la medaglia d’argento olimpica di PyeongChang nella prova a squadre, oltre che la medaglia di bronzo agli Europei di Mosca, ai Mondiali di Milano e nella finale del Grand Prix. Nel Grand Prix ha saputo comunque ottenere due successi, quello nella Cup of China 2017 e quello nella Rostelecom Cup di Mosca nel 2020, vittoria quest’ultima conseguita sotto la guida del grande Aleksey Mishin, tecnico che lo ha seguito sino alla scorsa stagione.
Il tre volte campione nazionale russo è stato spesso frenato in questi ultimi anni da numerosi guai fisici, che oggettivamente lo hanno condizionato anche in termini psicologici, determinando una serie di “alti e bassi” nelle sue prestazioni, che ne hanno progressivamente minato la sicurezza tecnica. In tal senso fatale è stata la forzata rinuncia alle Olimpiadi di Pechino a causa della positività al Covid, diagnosticatagli proprio alla vigilia della partenza per i giochi.
Nel corso degli anni Misha si è distinto per alcuni programmi che hanno incantato il pubblico e certamente famosa rimarrà la sua interpretazione del brano “The White Crow” (Il corvo bianco, ndr), eseguito dalla famosa violinista georgiana Lisa Batiashvili e tratto dalla colonna sonora del film “Nureyev”, scritta dal compositore britannico di origine ebraiche Ilan Eshkeri. Curata da Ilya Averbukh, danzatore vicecampione olimpico nel 2002, nonché campione del mondo nello stesso anno insieme all’ex-moglie Irina Lobachova, la coreografia di questo programma esaltò pienamente le doti dell’allievo di Mishin, indipendentemente dai risultati agonistici che andò a determinare.
Sposato con l’ex-pattinatrice di coppia Darya Beklemishcheva, atleta che senza futuro agonistico in patria ha ottenuto successi con i colori ungheresi, indossati per far coppia con il partner Mark Magyar, Kolyada si dedicherà d’ora in poi alle esibizioni, che in Russia, in questo periodo, proliferano ad ogni angolo, si potrebbe dire, vista l’incredibile popolarità del nostro sport.
Nella foto Mikhail Kolyada RUS

Nella foto Mikhail Kolyada RUS

Nella foto Shoma Uno JPN, Nathan Chen USA e Mikhail Kolyada RUS, sul podio ai Mondiali di Milano 2018
